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Clima: lo stato dell'arte

Aggiornamento: 27 ago 2020

Climate Change: un viaggio tra realtà, percezione e trasfigurazione artistica.


Carmelo Carbotti, esperto di economia e Marketing


Qualche giorno fa, chiacchierando su una piacevole spiaggia pugliese, ho scoperto che l’unico voto convinto che una mia parente ha finora espresso è stato per i Verdi. Insomma, mi ha detto che è stata l’unica volta in cui “non ha dovuto turarsi il naso”.

Il mio entusiasmo nell’avere un’interlocutrice sensibile mi ha portato a raccontare il risultato dei miei approfondimenti sul climate change, alcuni dei quali veramente drammatici e purtroppo prossimi a verificarsi. Contrariamente alle attese vedevo sorgere sul volto della mia ascoltatrice una forte perplessità.

Si è trattato uno di quei momenti chiarificatori che eliminano le personali fallaci convinzioni e indicano la strada da percorrere: rendere evidente quello che ancora non è.

Questo stesso ragionamento devono aver seguito il WWF Spagna e il Museo del Prado quando, qualche mese fa, hanno progettato - in occasione del Cop 25, che purtroppo ha avuto la fine deludente che conosciamo - la campagna di sensibilizzazione per mostrare, attraverso la rappresentazione artistica, ciò che potrebbe accadere al nostro Pianeta con il riscaldamento globale.

Il Museo del Prado ha messo a disposizione le immagini di quattro capolavori della sua collezione trasformando le celebri opere pittoriche tenendo conto dei mutamenti provocati dal clima. Così, le tele di Goya, Sorolla, Velázquez e Patinir hanno cambiato il contesto della scena:

· Filippo IV a cavallo sommerso dall’alta marea,

· Caronte di Joachim Patinir sul letto di uno Stige prosciugato,

· Il parasole di Francisco de Goya, dove una ragazza sorride mentre un paggio la ripara dal sole con un ombrellino, assume toni tetri: i protagonisti diventano due rifugiati climatici in un campo profughi, per non dimenticare l’effetto drammatico che potremo avere sui flussi migratori.

· Grande impatto per la mutazione del quadro di Joaquín Sorolla “Bambini sulla spiaggia”: i giovani che giocano nudi sulla riva del mare sono improvvisamente circondati da pesci morti a causa dell’aumento dell’acidità del mare.

Lo slogan è eloquente e definitivo: “se cambia il clima, cambia tutto”.

Quanto la trasfigurazione pittorica rappresenti un futuro probabile ce lo dice il presente.

Per il 2019 ci viene in aiuto la sintesi dell’Osservatorio Cittaclima di Legambiente. Due le parole chiave per il nostro Paese:

· più eventi estremi: 157 quelli accertati. Nel dettaglio: 85 casi di allagamenti da piogge intense; 54 trombe d’aria, 5 di frane causate da piogge intense e 16 esondazioni fluviali. Eventi che spesso si verificano abbinati con effetti devastanti.

· e più caldo: l’anno scorso è stato uno degli anni più caldi della storia e, secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale dell'Onu (WMO), è destinato a piazzarsi al secondo posto nella classifica dei record di caldo. E l’Italia non è stata da meno considerando che in termini di temperatura massima il mese di ottobre è stato il secondo più caldo in assoluto dal 1800 ad oggi, dietro solo al 2001, con un’anomalia di +1,74°C.

E nell’anno che stiamo vivendo? Una elaborazione dall’Unione europea delle cooperative (Uecoop) duffusa lo scorso 4 luglio In Italia nei primi sei mesi del 2020 si è verificato più di un evento estremo al giorno, per un totale di 242 situazioni meteo critiche fra tempeste di grandine e pioggia, bufere di vento e ondate di calore. A questi dati possiamo aggiungere la memoria recente delle bombe d’acqua su Palermo e Verona.

Tutti questi eventi climatici estremi pesano sempre di più sulla salute, sulla vita e sul lavoro di tutti noi. Ma stiamo facendo poco, anzi quasi nulla.

La base dati I.Stat dell’Istat ci dice che nel 2018 (ultimo dato disponibile) è stato di € 3,5 miliardi il valore della produzione di servizi per la protezione dell’ambiente, se si escludono le spese per la gestione dei rifiuti e delle acque reflue. Già tale importo appare immediatamente modesto ma se lo rapportiamo ai 546 miliardi di euro delle spese del bilancio statale al netto degli interessi, otteniamo una percentuale che ci da la dimensione di quanto stiamo parlando, cioè lo 0,001% che sale ad appena lo 0,003% considerando anche la gestione dei rifiuti.

E cosa è successo nel frattempo? Il modesto importo stanziato nel bilancio previsionale 2020 ce lo mostra “L’ecobilancio dello Stato” redatto dal MEF per la Nota Illustrativa al Disegno di legge di Bilancio 2019-2020. La spesa primaria per l’ambiente è prevista di appena € 2 miliardi.

Insomma, nulla che possa aiutarci in modo determinante a salvaguardare il nostro ambiente, tutelare la nostra salute e proteggere i nostri patrimoni.

A questo punto la reinterpretazione del quadro “I bambini sulla spiaggia di Sorolla” diventa più realistica della versione originale del dipinto.

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1 Comment


Claudio Monnini
Claudio Monnini
Aug 26, 2020

Dobbiamo imparare a chiamare le cose col loro nome. A Verona, ad esempio, abbiamo assistito agli effetti dei cambiamenti climatici. Chiamarli "maltempo" come si è sentito nei TG vuol dire evitare di affrontare il problema.

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