Elena Grandi, Co-portavoce nazionale dei Verdi-Europa Verde
Da L'AVANTI n°05 20 settembre, p 11
Essere Verdi, infine, significa cercare il confronto con chi potrà dare un contributo; non vuol dire essere assorbiti in forze politiche, ma significa saper coagulare attorno al pensiero ecologista saperi e pensieri, idee e progetti
La pandemia è la linea di demarcazione tra il prima (che non ci sarà più) e il dopo (che dovremo costruire).
La pandemia è l’uragano che, in pochi mesi, ha travolto certezze, sistemi economici, sociali, sanitari.
La pandemia ha svelato la nostra fragilità di fronte a un pianeta, il solo che abbiamo, che è stato divorato dalla nostra ingordigia onnivora e distruttiva. La pandemia imporrà un cambio di rotta: ora tutti parlano di Green Deal e di Ecologia. Ne parlano.
Il cambio di rotta per noi Verdi è la matrice stessa del nostro esistere: lo è da quando il 16 novembre1986 è nata la Federazione dei Verdi; lo è da quando Alexander Langer (oggi citato e preso a modello da tanti sedicenti ecologisti) parlava di conversione ecologica, di convivenza inter-etnica, di muri da abbattere, di giustizia ambientale e di giustizia sociale ispirandosi a quegli stessi principi che Papa Francesco ha assunto come impianto per la sua enciclica “Laudato sì”; lo è da quando abbiamo partecipato alla nascita del Partito Verde Europeo, con cui condividiamo visione e programma politico; lo è da quando, negli anni in cui siamo stati al governo del Paese, abbiamo fatto approva-re leggi come quella sulle energie rinnovabili e sul risparmio energetico, sull’istituzione dei parchi, sulla gestione dei rifiuti, sulla tutela della fauna, sull’inquinamento elettromagnetico, sull’amianto, sulla mobilità ciclabile, sulle mense scolastiche biologiche e tante altre.
E lo è da quel 1987 in cui sono stati indetti e vinti i tre referendum sul nucleare che han-no visto i Verdi, i Socialisti e i Radicali uniti in una battaglia storica e vittoriosa (alle elezioni politiche di quell’anno la stessa inedita alleanza aveva portato all’elezione nel collegio di Trento, del senatore Verde Marco Boato).
I Verdi non hanno mai smesso di credere nel progetto ecologista e, tra le alterne vicende che ne hanno contraddistinto una sto-ria spesso sofferta e difficile, oggi restano il solo partito ecologista italiano; l’unico partito che, tra tanto greenwashing, può van-tare una coerenza che agli altri ondivaghi partiti manca.
Dopo le elezioni Europee del 2019, in cui noi Verdi ci siamo presentati con il nuovo simbolo di “Europa Verde” (a sottolineare il nostro essere indissolubilmente legati al progetto europeo che vorremmo ben più solido e solidale) che ci ha por-tati ad avere il 2,3 % dei voti (alcuni sondaggi attuali ci danno anche al 3%), si è avviato il processo costituente di Europa Verde: nell’intento di aggregare tutte le forze, i movimenti, le persone, le competenze, le associazioni, le imprese che credo-no nella necessità di un cambiamento ecologico radicale. Lo stiamo facendo partendo dai territori, dai Comuni, dalle città e dalle Regioni, ascoltando le richieste dei cittadini, condividendone le aspirazioni, costruendo progetti, sostenuti da un numero costantemente in crescita di amministratori locali che si avvicinano a noi ed entrano a far parte delle nostre federazioni locali e dei neonati circoli di Europa Verde.
Si tratta di un lavoro complesso, fatto di reti da tessere, di incontri, di studi, di messa a punto di piani, spesso differenti da quelli in atto.
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